Oltre a tutti gli indicatori macroeconomici e le conferenze stampa delle banche centrali o i discorsi succosi fatti dai governatori c’è qualcosa che può interessare i mercati ancora di più. Qualcosa di più potente perché di solito è piuttosto imprevedibile e colpisce quando meno ce lo si aspetta. Inoltre, non sai mai quanto è destinato a durare e quanto può essere distruttivo. Probabilmente state pensando alla risposta e alcuni di voi potrebbe anche avere già indovinato. Stiamo parlando dei conflitti geopolitici, quel tipo di forza a cui non si vorrebbe assistere in qualità di investitore, perché a volte può anche portare a guerre locali e chissà magari alla prossima guerra mondiale.
Sto scrivendo questo articolo, alla luce degli eventi che si sono svolti recentemente in Crimea e le tensioni esistenti tra l’Ucraina e la Russia da un lato e tra la Russia e l’Occidente sul lato opposto. Questi tipi di situazioni sono rare, ma hanno un impatto estremamente forte sui mercati, quindi è per questo che ritengo che sia molto importante conoscere gli effetti che i conflitti geopolitici hanno sui mercati. Prenderò come esempio il conflitto in Crimea e voglio sottolineare come gli strumenti finanziari ci guadagnino dai disordini politici e quali di essi sono oggetto di dumping da parte degli investitori.
Le valute locali dei paesi che sono in conflitto saranno quelle più compromesse. La grivna ucraina e il rublo russo sono cadute ai minimi storici di fronte al dollaro USA prima che le banche centrali abbiano adottato misure e alzato il tasso di interesse ufficiale. La seconda vittima è il mercato azionario locale. L’indice di mercato capitale russo, RUS50, è sceso vicino al 12% in un solo giorno dopo l’escalation tensioni molto rapida e dopo che gli Stati Uniti hanno minacciato la Russia con sanzioni economiche.
I mercati dei capitali europei e l’euro ne hanno indirettamente risentito anch’essa loro. In primo luogo, perché l’area è geograficamente collegata con l’Ucraina e la seconda, perché in caso di un intervento militare della Russia in Ucraina, l’economia europea ne risentirebbe ancoraggio maggiormente. I mercati azionari statunitensi sono meno vulnerabili, ma non si deve sottovalutare in quanto questo tipo di conflitti può degenerare in qualcosa di molto brutto.
Fino ad ora stavo parlando degli strumenti finanziari che sono colpiti da conflitti geopolitici, ma ora vediamo che sono quelli che stanno guadagnando da questo tipo di disordini politici. Essi hanno anche una denominazione speciale, beni rifugio. L’elenco comprende lo yen giapponese, il franco svizzero, l’oro, l’argento e in ultima istanza il dollaro statunitense come valuta riconosciuta in quasi tutti i paesi del mondo.
Il modo migliore per proteggere il vostro conto di trading di fronte all’incertezza prodotta da questo tipo di conflitti geopolitici è quello di contare su beni rifugio o per dirla più metaforicamente, comprare il panico generato dal conflitto e vendere l’euforia provocata dal suo termine, quando si risolveranno le tensioni tra l’Ucraina e la Russia. Questa strategia può essere iniziata su qualsiasi tipo di piattaforma specializzata dato che ha una base sfruttabile da chiunque e sulla quale si possono costruire strategia ancor più dettagliate.
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