La notizia è rimbalzata su tutti i giornali, economici e non, d’Italia. La Turchia starebbe affrontando una crisi senza precedenti, per motivi principalmente valutari e anche la tenuta del paese tanto pubblica quanto privata, sarebbe a rischio.
Senza voler peccare di presunzione, ci proponiamo di raccontarvi però quello che sta davvero accadendo in Turchia, soprattutto nell’ottica che più interessa agli investitori. Perché se è vero che si è parlato molto della crisi economica turca, è altrettanto vero che in pochi, per non dire nessuno, si siano presi la briga di investigare sulla veridicità delle cause e delle possibili conseguenze.
Cosa cambia per noi che abbiamo già investito o magari vorremmo investire in Turchia? C’è davvero il rischio di un effetto domino che finirà per colpire anche l’Italia? Quali sono le precauzioni da mettere in pratica? Ci sono delle possibilità per gli investitori più acuti? Vediamolo insieme.
Che cos’è successo davvero in Turchia?
Basta dare un’occhiata ai grafici: la lira turca (che sui mercati Forex è indicata con la sigla TRY) ha perso una quantità enorme del suo valore rispetto a tutte le principali valute mondiali, e nello specifico contro Euro e Dollaro Statunitense.
Se chi è stato in vacanza in Turchia un anno fa poteva comprare 3 lire turche con 1 euro, oggi se ne può portare a casa circa 7, ovvero più del doppio. Un crollo valutario così verticale i mercati non lo ricordavano dal tempo del crack del rublo russo, che mandò a casa tanti speculatori e broker.
I motivi del panico dovrebbero essere evidenti, ma al netto del panico, che pur qualche volta dovrebbe informare le nostre scelte sui mercati, c’è bisogno di un’analisi più approfondita di quello che è successo e quello che succederà in Turchia.
Il perché della crisi turca
Tutti sembrano imputare la crisi turca ad una incapacità del presidente Recep Tayyip Erdogan di gestire l’economia, accusandolo di ricorrere a misure populistiche come il mantenimento di tassi di interesse artificiosamente bassi e facile accesso al credito.
Non può essere però soltanto questo il motivo che ha portato la lira turca a perdere così tanto valore in così poco tempo. Ci sono in realtà ragioni strutturali (la Turchia sembra vivere crisi cicliche con periodi più ristretti rispetto a quelli del mondo “più sviluppato economicamente”), ragioni legate alla debolezza della manifattura turca (che importa il grosso delle materie prime e realizza prodotti finiti con scarso valore aggiunto) e ragioni legate anche alla diminuzione degli investimenti stranieri nel paese.
Noi che siamo da sempre osservatori molto attenti di questa interessantissima realtà economica a quattro passi da casa nostra, non possiamo che aggiungere che:
- Le casse della Banca Centrale Turca sono praticamente nulle per quanto riguarda le riserve di valuta straniera; questo è dovuto principalmente alle spericolate operazioni a tutela della lira che sono state fatte poco meno di un anno fa, durante una crisi molto simile.
- Nonostante la solidità del presidente, che checché se ne dica gode comunque di un vastissimo sostegno popolare, alcune scelte a livello di persone da mettere a capo dei principali ministeri economici hanno spaventato i mercati;
- L’impegno della Turchia su diversi fronti bellici, con conseguenti inimicizie con la Russia prima e con gli USA poi, hanno destabilizzato il paese e ne hanno ridotto il potere a livello di trattative internazionali.
Sono dunque una somma di fattori che hanno chiuso nell’angolo la Turchia almeno sulle piazze internazionali e che non hanno potuto che ripercuotersi sia sul valore della lira, sia sull’andamento economico del paese.
Il perché del panico
Il perché del panico è decisamente più difficile da spiegare. Pare che tutto sia partito da una nota del Financial Times riguardante voci di preoccupazione da parte della BCE per l’esposizione di alcuni istituti di credito europei verso la Turchia. E qui cadiamo nel demenziale, perché:
- La Turchia è, almeno per il momento, un paese solvibile – ha un debito pubblico molto basso, anche se in valuta straniera (ne parleremo più avanti);
- Le banche europee sono esposte per cifre ridicole verso il settore pubblico turco, e per cifre altrettanto ridicole verso il settore privato turco;
- Ci sono effettivamente delle difficoltà per diverse imprese quotate in Turchia, dovute soprattutto al cambio EUR/TRY e EUR/USD, che per dimensione però non possono causare alcun tipo di effetto domino verso le economie europee.
I giornali, d’altronde, dal panico hanno tutto da guadagnarci e hanno cominciato a far rimbalzare analisi senza capo né coda sullo stato attuale dell’economia turca.
Non è tutto rose e fiori (come vedremo più avanti), ma la situazione, almeno per il momento, non è ancora compromessa.
Le note per gli investitori: cosa è successo davvero in Turchia e come comportarsi
La Turchia non è in buone acque: sta affrontando da un paio d’anni uno dei periodi più complicati della sua storia moderna economica e non sembra avere, almeno per il momento, alcuna intenzione di allinearsi a quanto richiesto dai mercati (maggiori tassi di interesse, restrizioni nell’accesso al credito, etc.).
La situazione, per gli strumenti che più comunemente sono utilizzati per investire in correlazione alla Turchia non sono però tutti nelle medesime condizioni.
Per chi investe nel Forex: la Lira Turca contro l’Euro e il Dollaro
La Lira Turca, TRY, è al momento il pariah dei mercati internazionali. Se ne sono liberati praticamente tutti i grandi investitori istituzionali, causando un ulteriore corsa al ribasso. Ora che il panico si attenuerà, c’è una forte possibilità di un rimbalzo, seppur minimo, che potrebbe portare molti investitori a investire allo scoperto su coppie come EUR/TRY e EUR/TRY.
Il nostro consiglio è quello di fare estrema attenzione: le coppie in questione sono tra le più volatili sul mercato e investirci, magari con una leva importante, non è esattamente un’avventura per stomaci deboli.
Il Forex è comunque un mercato che è naturalmente adatto a sfruttare questo tipo di situazioni, ovvero un mercato che all’investitore che sa quello che fa permette guadagni proprio nei momenti di massima volatilità.
Il mercato valutario si basa su un sistema di trading estremamente interessante: è un sistema a buy/sell simmetrico, nel senso che ad ogni acquisto corrisponde una vendita e nel senso che ci si può muovere naturalmente in entrambe le direzioni, ovvero andando a comprare la prima parte della coppia o anche la seconda componente.
Prendiamo il caso di EUR/TRY, ovvero di Euro contro Lira Turca. Comprando metteremmo in cassa Euro contro Lire Turche, ovvero acquisteremmo tecnicamente in lire turche una determinata quantità di Euro: alla chiusura della posizione avviene l’esatto inverso e mettiamo in cassa la differenza tra il prezzo di acquisto degli Euro in Lire Turche e il prezzo attuale al momento della chiusura della posizione.
Possiamo però anche fare l’inverso, ovvero andare short acquistando lire turche utilizzando euro (andando in SELL su EUR/TRY), per poi alla chiusura della posizione fare in automatico il contrario. In questo caso il nostro guadagno sarebbe la differenza di valore della Lira Turca contro l’Euro tra il momento di acquisto e quello di chiusura.
Per saperne di più sulla coppia in questione, ovvero su EUR/USD, ti consigliamo di consultare la nostra guida sul Forex trading sulla Lira Turca, guida che contiene anche uno speciale sulla coppia USD/TRY, che è l’altra coppia fondamentale della quale ci occuperemo nel corso di questa guida/aggiornamento.
USD/TRY: come muoversi tra dollari e lire turche
La coppia che sta vedendo la maggiore volatilità in questo periodo è comunque USD/TRY, con la valuta statunitense che sta vivendo un momento di straordinaria forza, soprattutto contro la divisa nazionale turca. Chi negli ultimi mesi ha investito in BUY con USD/TRY, ovvero puntando su un rialzo del dollaro statunitense, si è portato a casa profitti da paura, soprattutto se ha scelto di operare con una forte leva.
Gli scenari per questa coppia che ci si pongono davanti sono sostanzialmente 2:
- Nel caso in cui il panico dovesse rientrare, è da aspettarsi un rialzo della lira contro il dollaro, dato che al momento sembrerebbe fortemente deprezzata anche in relazione alla sua effettiva forza;
- Nel caso in cui il panico dovesse addirittura aumentare, il dollaro statunitense potrebbe continuare a salire contro la lira turca, arrivando a livello che soltanto 15 giorni fa erano semplicemente inimmaginabili.
Certo, la situazione attuale anche sul piano politico era semplicemente inimmaginabile: la Turchia è un paese NATO da praticamente sempre e ha sempre avuto ottimi rapporti con gli Stati Uniti d’America. Le personalità dei due presidenti non sembrano poter favorire una riappacificazione in tempi utili. Staremo a vedere.
Chi investe comunque in questa coppia dovrà fare attenzione non soltanto ai dati macroeconomici dei due paesi, ma anche all’evoluzione dei rapporti politici tra i due.
Per chi investe o ha investito in obbligazioni
Qui vale la pena di fare una distinzione che nessuna delle testate italiane ha fatto. In realtà ci sono due tipi di obbligazioni che sono legate all’economia turca:
- BEI in lira turca: NON SONO OBBLIGAZIONI TURCHE, ma sono titoli obbligazionari garantiti dalla Banca Europea per gli Investimenti che sono emessi in Lira Turca; garante è l’UE, la valuta è turca. Risultato? I titoli sono perfettamente solvibili, ma hanno perso più della metà del valore nell’ultimo anno per questioni di cambio valutario; non sono titoli spazzatura e sicuramente arriveranno al termine del contratto e restituiranno il capitale investito. Si tratta però di capitale in TRY e dunque ormai fortemente deprezzato;
- Obbligazioni turche statali in valuta straniera: il grosso del debito turco pubblico è in valuta straniera, il che vuol dire che in questo caso il rischio di cambio è nullo. Il problema in questo caso è il rischio emittente: la Turchia, che si trova di fatto con un debito verso l’estero che è raddoppiato, potrebbe non essere in grado di ripagare i prestiti. Per il momento la situazione sembra sotto controllo e il Fondo Monetario Internazionale è pronto ad aiutare la Turchia per superare il momento; anche qui, almeno per il momento, il rischio solvibilità sembra davvero basso;
Giudica in autonomia le due situazioni e valuta se sia il caso di approfittare del panico per entrare sul mercato su uno di queste due tipologie di titolo. Vale la pena però di ricordarti, anche alla luce di quanto appena avvenuto sui mercati, che al contrario di quello che vorrebbero farti credere promotori finanziari senza scrupoli, le obbligazioni sono rischiose e non è vero che possono essere inserite impunemente in ogni tipo di portafoglio, soprattutto quando emesse da paesi non esattamente di prima fascia a livello economico.
OPer il trading di obbligazioni in CFD, leggi: Trading obbligazioni
Per chi investe in azioni o ETF
Qui le note non sono completamente dolenti. Se è vero che la borsa turca non sta correndo come un tempo, al netto della crisi recentissima ha offerto ottimi rendimenti agli investitori, al netto di quanto avvenuto al cambio.
Puoi decidere inoltre di investire in azioni della Turchia o in ETF Turchia anche con vendita allo scoperto, scegliendo un broker che ti permetta di farlo. Per capirci, la crisi che si è aperta ormai qualche mese fa in Turchia può essere una ottima opportunità per chi sa coglierla, sia nel caso in cui il panico dovesse continuare, sia invece nel caso in cui il panico dovesse rientrare.
Puoi decidere di investire proprio adesso in Turchia approfittando del momento di assoluta turbolenza: dopotutto i migliori broker che ti abbiamo sempre consigliato sulle nostre pagine sono sempre in grado di offrirti strumenti come la vendita allo scoperto, che ti permettono di generare profitti anche quando un determinato titolo perde valore.
Gli ETF sono particolarmente vantaggiosi in questo senso perché da un lato permettono di avere un investimento che segue l’andamento medio di tutti i titoli della piazza turca, dall’altro permettono, scegliendo i broker migliori che ti proponiamo sul nostro sito, di vendere allo scoperto, e dunque di avere un rendimento tanto più alto quanto più perderanno i titoli turchi.
Se vuoi ottenere il meglio da un investimento allo scoperto sui titoli turchi, l’ideale è scegliere un ETF che sia denominato in Euro o in Dollari, dove al potenziale calo dei titoli della borsa di Istanbul si combina il calo della lira turca. Chi ha investito in questo senso negli ultimi mesi, si è trovato in cassa guadagni enormi.
Occhio anche agli ETF Paesi Emergenti
Gli ETF che hanno come paniere di riferimento azioni dei paesi emergenti includono sempre, con peso variabile, titoli del mercato turco. I recenti problemi vissuti dal paese si sono dunque già ripercossi (e continueranno a ripercuotersi) anche su questo genere di titoli. Vale dunque la stessa avvertenza che abbiamo fatto sugli ETF Turchia: ci sono ottime probabilità di guadagno, a patto ovviamente di indovinare i trend dei prossimi giorni.
Il titolo più a rischio sono le obbligazioni corporate
Chiudiamo ricordando che i titoli più a rischio, neanche a dirlo, sono quelli che le banche hanno spinto con maggiore veemenza negli ultimi mesi. Parliamo delle obbligazioni corporate, ovvero delle obbligazioni che sono state emesse dalle più grandi aziende turche, quasi sempre in valuta straniera, e che oggi rappresentano per le stesse aziende un debito insormontabile, proprio perché in dollari o euro.
Per capirci, le aziende turche che hanno emesso obbligazioni in USD o in EUR si trovano oggi con un debito che rispetto a 1 anno fa vale il doppio e che dunque è diventato molto più difficile da fronteggiare. Su questo versante, con ogni probabilità, ne vedremo delle belle.
Anche se i rendimenti di tali titoli cresceranno a dismisura nei prossimi giorni, meglio starne alla larga: è impossibile puntarci contro e con ogni probabilità molte delle aziende le cui obbligazioni ti verranno offerte saranno destinate a fallire.