Come è ormai noto, il passo propedeutico al lancio di una nuova criptovaluta è l’ICO, acronimo di Initial Coin Offering, ovvero Offerta Iniziale di Acquisto. Per capire meglio di cosa si tratti, possiamo dire che si tratta in pratica dell’equivalente delle IPO, Initial Public Offering (in italiano Offerta Pubblica Iniziale), ovvero il collocamento di azioni da parte di una società che intenda quotarsi in Borsa.
Nel caso delle ICO, lo scopo non è però quello di vendere delle azioni, bensì i token prodotti all’uopo, proprio al fine di finanziare lo sviluppo del progetto messo in campo.
Solitamente le ICO si suddividono in due momenti:
- la prevendita, ovvero l’offerta formulata a grandi investitori che in cambio de loro appoggio possono acquistare token sotto costo;
- il crowdfunding, durante il quale vengono invece sollecitati i piccoli investitori.
Come scegliere l’ICO giusta
Va a questo punto sottolineato come non tutte le ICO siano uguali. Una precisazione doverosa alla luce di alcune truffe perpetrate nel passato proprio approntando una operazione di questo genere con il solo scopo di appropriarsi dei fondi di ingenui investitori pronti ad abboccare all’amo.
Come si può fare per individuare l’ICO giusta? Come al solito il nodo fondamentale è quello dell’informazione. Occorre cioè procurarsi tutte le informazioni chiave su una determinata offerta, cercando in particolare di capire se il progetto stilato abbia le caratteristiche giuste per potersi affermare sul mercato.
La chiave è in pratica rappresentata dal white paper, ovvero dal documento che viene approntato dal gruppo proponente, in cui solitamente si possono ricavare le seguenti informazioni chiave:
- chi compone il team di sviluppo:
- quali obiettivi si propone il progetto.
Per quanto concerne il primo aspetto, va in pratica capito se tra gli sviluppatori siano presenti persone che si sono già fatte notare per analoghi progetti (ad esempio Vitalik Buterin, il creatore di Ethereum si è poi adoperato per OmiseGo). La loro presenza può rappresentare una garanzia di non poco conto sulla effettiva validità dell’impresa.
Nel secondo caso occorre invece capire se la nuova divisa digitale proposta abbia intenti puramente speculativi o risponda a esigenze diffuse dell’economia, reale o digitale. Ad esempio IOTA è stata ideata proprio allo scopo di servire alle tantissime microtransazioni che avverranno tra i miliardi di dispositivi Iot (Internet of Things) i quali saranno presenti nelle case intelligenti del prossimo futuro. La validità del progetto messo in campo, in un caso simile, balza quindi immediatamente agli occhi dell’investitore più smaliziato.
Cosa fare una volta deciso di partecipare all’ICO
Una volta che siano state raccolte le informazioni e deciso di partecipare all’ICO, il passo successivo è il collegamento al sito ufficiale, ove potranno peraltro essere reperite le informazioni relative all’inizio e alla fine dell’operazione. In alcuni casi è anche necessario iscriversi ad una white list o ad un questionario KYC (acronimo di Know Your Client), ove dovranno essere fornite alcune informazioni e spiegato con quale criptovaluta si intende pagare i token.
Compiuto anche questo passo, arriva il momento di dare avvio all’operazione di acquisto dei token, cliccando sull’apposito pulsante. Va però ricordato che prima di farlo occorre dotarsi di un portafogli digitale, un wallet, ove appunto saranno custoditi i token acquistati. Ad esempio, si può procedere su un sito come myetherwallet.com, aprendo un account, per poi accedere nella sezione Send Ether & Tokens. A questo punto occorre cliccare in basso a destra su Add Custom Token (foto in basso).
Il passo successivo consiste nell’inserire i dati richiesti, ovvero il Token Contract Address, il Token Symbol ed i Decimals.
I dati in questione dovranno naturalmente essere recuperati dalla piattaforma della ICO cui si sta partecipando. Una volta che l’inserimento sarà stato completato, non resta che cliccare su Save, in modo da concludere la procedura.
A questo punto è quindi possibile l’invio della nuova criptovaluta agli exchange supportati, inserendo il numero di monete da trasferire. Inviato il denaro, si può ricevere sul proprio wallet gli smart contract relativi alla nuova divisa virtuale, che potranno successivamente essere venduti quando il token raggiungerà appunto gli exchange interessati all’operazione. In pratica la vendita sarà possibile soltanto una volta che l’ICO avrà attraversato la sua deadline.
Perché conviene usare MyEtherWallet?
Il fatto di usare MyEtherWallet non rappresenta un capriccio, ma risponde ad una esigenza ben precisa. Va infatti sottolineato come per il pagamento in Ethereum (che è la divisa digitale prevalente nelle ICO) alcuni siti vietano espressamente di utilizzare i wallet online, ovvero quelli forniti da exchange come Coinbase, BitPanda o IndaCoin). Contravvenendo a questa disposizione si va incontro alla perdita dei token acquistati.
Occorre invece usare un wallet compatibile con gli smart contract Erc20, come appunto MyEtherWallet, in modo da eliminare i possibili rischi e non avere pessime sorprese.
Conclusioni
Le ICO sono il primo passo da muovere sul mercato per chiunque abbia in mente di lanciare una nuova cryptocurrency da aggiungere alle quasi duemila già esistenti.
Occorre però fare molta attenzione, nel caso in cui si sia deciso di prendere parte ad una di esse e cercare di sfruttare le opportunità offerte da un settore in grande spolvero. Nel recente passato, infatti, più di un’offerta iniziale di questo genere è servita per operazioni dal chiaro sapore truffaldino, prosciugando le risorse impiegate da ignari investitori.
Come si può fare per comprendere quali siano le ICO serie, sulle quali puntare i propri risparmi? Il passo decisivo in tal senso è rappresentato da un attento monitoraggio dell’intera operazione, teso a ricavare informazioni determinanti.
In particolare, occorre cercare di capire se il team di sviluppo veda la presenza al suo interno di personaggi già noti del settore, tale da costituire di per sé una garanzia molto forte.
In secondo luogo occorre capire se il progetto presentato abbia una sua validità intrinseca, ovvero se sia in grado di corrispondere ai bisogni di determinati settori dell’economia, reale o digitale. Se IOTA è un caso del tutto evidente di moneta virtuale creata per andare incontro alle esigenze dell’Internet delle Cose, ve ne sono molte altre che a loro volta sono in grado di adattarsi ad esigenze del mondo bancario o del commercio elettronico.
Ove le risposte ricevute siano positive in entrambi i casi, si può senz’altro pensare di aderire ad un’ICO, nel caso contrario sarebbe più produttivo dedicarsi alla ricerca di operazioni più sicure.