Conviene investire in fondi oppure in ETF? Quali sono le differenze tra questi due diversi tipi di investimento? Quale dei due è più conveniente per una strategia di investimento redditizia per il nostro patrimonio?
Oggi andremo a parlare insieme ai nostri esperti di due tipologie di investimento che, pur se sulla carta potrebbero apparire come molto simili, sono in realtà molto diverse tra loro. Da un lato poi abbiamo un prodotto che viene spinto dalle banche con costanza e con anche parecchia insistenza, dall’altro invece abbiamo un prodotto più per gli addetti ai lavori, che è sicuramente meno conosciuto, ma che può dare soddisfazioni importanti.
Vediamo insieme cosa c’è da sapere, sempre nell’ottica di fare i nostri interessi, evitando di fidarci troppo di quello che ci dicono banche e promotori, sempre interessati al loro guadagno e, purtroppo, sempre di meno al nostro.
Cosa sono i fondi comuni di investimento?
I fondi comuni di investimento sono uno strumento di risparmio collettivo e gestito. Questo vuol dire che il fondo comune gestisce un patrimonio che viene raccolto da diversi investitori, per poi investirlo in un portafoglio di asset e azioni.
Il fondo comune di investimento può essere di tantissimi tipi: ci sono fondi obbligazionari, bilanciati, misti, liquidi, azionari e mille altre tipologie che sono il frutto di un approccio delle banche a questo prodotto che vede nella varietà, più che nella qualità, il fattore X per questo tipo di titoli.
Il fondo comune di investimento ti rende dunque socio di un patrimonio che viene gestito da terzi in modo attivo, nel senso che la società di gestione, ovvero la società che gestisce il tuo investimento compra e vende asset e titoli seguendo, a grandi linee, le regole che si è imposta e che sono presenti a statuto.
Non siamo noi i padroni del nostro patrimonio conferito, nel senso che con un fondo comune di investimento sono altri a gestire, sono altri a comprare e vendere e l’unica cosa che possiamo fare è liberarci da questo tipo di titoli e investire altrove.
I costi di gestione collegati ai fondi comuni di investimento
Vale inoltre la pena di ricordare che all’investimento di questo tipo sono collegati costi di gestione molto importanti. Finirai infatti per pagare commissioni su:
- Ingresso nel fondo, nel caso in cui dovessi partecipare appunto alla fase di start up del fondo stesso;
- Gestione: e sono commissioni che non hanno alcun potenziale legame con i guadagni; la società di gestione infatti incassa le commissioni di gestione a prescindere da quali saranno i risultati, ovvero anche nel caso in cui il fondo dovesse essere in perdita;
- Commissioni sulla performance, ovvero commissioni che andrai a pagare su quanto, eventualmente, il fondo dovesse guadagnare.
Nel complesso i fondi arrivano a costi annui che possono facilmente superare il 2%, costi che vanno dunque ad impattare in modo netto sul nostro patrimonio e che, dati anche i rendimenti dei fondi meno rischiosi, ci spingono verso quelli che presentano un profilo di rischio decisamente più importante. Questo perché per trovare dei rendimenti bisogna spingersi verso prodotti che abbiano rendite maggiori, potenzialmente, del 2%.
A questo punto della trattazione dovrebbe essere ormai chiaro che in realtà il fondo comune di investimento ha un solo vincitore fisso e stabile: la società di gestione.
Chi controlla la società di gestione?
I fondi comuni di investimento hanno delle regole interne, che vengono diffuse nel primo momento di raccolta dei capitali, che impongono determinati limiti alla composizione del capitale. Possiamo essere davanti, ad esempio, ad un fondo obbligazionario, che dunque deve investire almeno l’80% in obbligazioni (titoli che, almeno sulla carta, sarebbero meno rischiosi), oppure fondi azionari, che investono il rosso del capitale raccolto, appunto, a livello di azioni. Ci sono poi fondi bilanciati e misti, per i quali la società di gestione ha praticamente carta bianca.
Ce ne sono di tantissimi tipi e l’unico limite che viene richiesto e imposto alla SGR è quello di rispettare questo tipo di limitazioni. Il risultato è che abbiamo purtroppo dei fondi la cui gestione è sempre poco chiara e che possono cambiare il profilo di rischio più volte nel corso della loro vita.
Se è vero che scegliendo un prodotto con profilo di rischio 3 su 7 difficilmente si finisce con il ritrovarsi in mano un prodotto che invece presenta rischio 7 su 7 al termine della sua vita, è altrettanto vero che l’indice sintetico di rischio, purtroppo, non è sempre una fotografia esatta di quanto sta avvenendo all’interno del fondo.
La differenziazione dei fondi comuni di investimento
Tendenzialmente i risparmiatori (e le banche) si interessano di fondi comuni di investimento nella falsa speranza di portarsi a casa un prodotto differenziato, ovvero un investimento che abbia in pancia diversi tipi di titoli, e che dunque possa metterli al riparo da crisi sistemiche o di settore.
In realtà, soprattutto in virtù del fatto che i fondi comuni vengono gestiti per affinità, ovvero tendenzialmente infilando in portafoglio titoli decisamente simili, la differenziazione viene purtroppo meno (certo, dipende da fondo a fondo, ma le cose ormai stanno quasi sempre così) e dunque si finisce per pagare commissioni altissime per un investimento comune e collettivo che non presenta neanche i caratteri propri della differenziazione.
Siamo davanti dunque ad uno strumento che deve il grosso della propria popolarità appunto al fatto di essere spinto con veemenza da banche e promotori, in quanto foriero di ottime commissioni per questi gruppi e in quanto soprattutto molto conveniente per le società di gestione.
I fondi comuni di investimento hanno rendimenti mediamente inferiori alla media
E qui viene il bello. CHi paga circa il 2% (e talvolta anche di più) in commissioni, dovrebbe ragionevolmente aspettarsi delle performance che siano di molto superiori rispetto ai benchmark di riferimento.
Per capirci, sarebbe più che lecito aspettarsi, a fronte di commissioni così corpose, dei rendimenti superiori rispetto ad un gruppo di titoli preso a caso che abbia lo stesso profilo di rischio.
Le cose purtroppo non stanno così, anzi. La statistica è molto chiara a questo riguardo: i fondi comuni di investimento, a prescindere dalla società di gestione e dalla tipologia, rendono in genere meno di benchmark di riferimento.
Questo vuol dire che non solo ti troverai a pagare delle somme assurde a livello di commissioni, ma che al tempo stesso avrai anche dei rendimenti più bassi, senza neanche tenere conto di quelle che sono le commissioni che poi dovrai sommare alla perdita o al basso guadagno.
Un affare che si fa sempre più cupo. Per tutti questi motivi ti consigliamo di tenere in debita considerazione gli ETF, degli strumenti che sono in grado di offrirti investimenti differenziati a prezzi decisamente più bassi.
E invece gli ETF? In cosa sono diversi dai fondi comuni di investimento?
ETF vuol dire exchange traded fund, ovvero fondo che è scambiato su un mercato regolamentato. La prima particolarità di questi fondi è che sono appunto negoziati come se si trattasse di azioni di borsa e quindi in regime di libero mercato, con i controlli (nel caso dell’Italia) della CONSOB e che sono spezzettati e liquidi molto di più di molti fondi che sono invece scambiati tra gestore e cliente.
Non è però questa la particolarità che deve interessarci quando parliamo di ETF. Gli ETF sono infatti molto interessanti perché consentono di avere un portafoglio differenziato effettivamente a costi molto più bassi.
Il motivo è molto semplice: gli ETF sono infatti fondi a gestione automatica, nel senso che fissato il paniere di beni di riferimento e che agisce da sottostante, c’è un computer che si preoccupa di mantenere il portafoglio con investimenti in rapporto perfetto tra i valori degli asset scelti. La definizione di scuola può essere poco chiara ed è per questo che andiamo ad illustrarti il funzionamento proprio e tipico di un ETF.
Immagina di avere un ETF su DAX 30, ovvero sui migliori 30 titoli che sono quotati alla borsa di Francoforte. Questi titoli hanno diversa capitalizzazione. L’algoritmo acquista un numero di azioni per ogni azienda che è appunto in rapporto alla capitalizzazione. Se Bayer vale 100 miliardi a livello di capitalizzazione e Volkswagen 10 miliardi, per ogni 100 azioni di Bayer, l’algoritmo aggiungerà anche 10 azioni Volkswagen in portafoglio.
Le regole che governano gli ETF dunque sono molto più semplici, nel senso che non c’è una società di gestione attiva che amministra il fondo, ma un software che secondo il paniere che la società di gestione ha imposto, finisce per comprare e vendere azioni.
No, non è questione di fidarsi o meno di un computer, ma di avere un fondo che è a gestione automatica e passiva, il che vuol dire che può garantirti zero conflitti di interessi e soprattutto il rispetto delle regole che si era imposto.
Leggi la nostra guida approfondita sul trading di ETF: Trading ETF, guida completa all’investimento
Gli ETF sono più differenziati dei fondi
Non lasciarti ingannare dalle pubblicità dei fondi comuni di investimento, che affermano che questo tipo di investimento è praticamente l’unico ad essere veramente differenziato. Scegliendo dei buoni ETF, come magari quelli che hanno nel paniere diversi indici a livello mondiale, l’andamento del tuo investimento sarà legato a 360° all’andamento dell’economia mondiale, il che vuol dire che non dovrai preoccuparti dei potenziali crolli sistemici di questo o di quel settore.
Avrai tra le mani un investimento effettivamente differenziato, un investimento che, pur essendo gestito in modo automatico, può garantirti performance e protezione al tempo stesso.
Gli ETF hanno regole più chiare
Mai fidarsi degli investimenti che non possono presentarti regole chiare e immediatamente comprensibili. Che intendiamo dire? Intendiamo dire che con gli ETF sai sempre in cosa sta investendo il fondo, perché è chiaro, prima ancora di leggere il regolamento, dal titolo dell’ETF stesso.
Puoi trovare, per citarne alcuni, ETF in Oro, Petrolio, Gas Naturale, FTSE MIB 30, NASDAQ, NYSE, DAX e centinaia di altri indici, con una composizione che è sempre chiara e che viene seguita passo per passo, senza mai sgarrare, dall’algoritmo che genera il fondo.
Questo vuol dire che in qualunque momento saprai che il tuo investimento ha in pancia determinati titoli e secondo determinati rapporti, un vantaggio decisamente non da poco, rispetto alle gestioni decisamente poco chiare delle SGR che governano i fondi comuni di investimento.
Gli ETF costano meno
Gli ETF sono titoli che costano molto meno rispetto ai fondi comuni di investimento. La gestione passiva e semi-automatica permette di avere commissioni totali che sono in media 1/8 1/10 di quelle che ti vengono richieste dai fondi comuni di investimento.
Questo vuol dire che possono rimanerti in tasca, rispetto all’investimento in fondi classici, somme che vanno dall’1% all’1,50% dell’intero capitale investito. Somme importantissime, che possono fare davvero la differenza tra una strategia di investimento vincente e una invece perdente.
Come investire in ETF? A quali broker rivolgersi?
Dopo aver compreso che gli ETF sono decisamente più interessanti dei fondi comuni di investimento, è giunto il momento di scegliere qualche broker che può fornirci un buon listino di ETF e offrirci inoltre piattaforme adeguate per l’investimento in ETF.
Vediamo insieme quali sono le migliori piattaforme che abbiamo a disposizione per investire in ETF e dunque per inserire nel nostro portafoglio questo tipo di strumenti. Ricordati che puoi investire, con ciascuna delle piattaforme che ti consigliamo, anche con un conto demo di trading gratuito, un conto senza alcun costo e con capitale virtuale, che ti permette di avere a disposizione 10.000 dollari ( o 100.0000 a seconda del broker scelto, ndr ) da investire senza avere nulla da rischiare con il tuo capitale reale.
Investire in ETF con eToro
Partiamo con il consigliare eToro, una piattaforma che ha come grandissimo pregio la semplicità, i costi di commissione molto bassi e soprattutto la presenza di un enorme numero di ETF, il che vuol dire avere una scelta enorme di titoli per comporre un portafoglio ancora più differenziato.
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Leggi la nostra guida completa al broker: eToro recensione
Investire in ETF con IQ Option
Anche IQ Option, uno dei broker più conosciuti a livello mondiale nel settore degli investimenti e della finanza, offre un buon numero di ETF, che vanno a completare un quadro di possibili investimenti fatto di azioni, di coppie forex, di criptovalute e di materie prime.
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Investire in ETF con Plus500
Chiudiamo la nostra rassegna parlando di un altro grande broker, Plus500, un broker che offre tra i listini più completi a livello mondiale e che ti permette di andare ad investire in un numero enorme di ETF, di qualunque genere e tipo, con costi di commissione estremamente bassi.
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Conviene investire in ETF o in fondi comuni di investimento?
Le banche e i promotori finanziari sono purtroppo istituzioni che hanno a cuore molto di più i loro interessi che quelli del nostro portafoglio. Siamo di fronte ad una situazione per la quale diventa necessario che ci occupiamo direttamente di quelli che sono i nostri interessi.
Tra i due strumenti che abbiamo messo a confronto oggi, gli ETF hanno costi minori, maggior grado di differenziazione a anche, a parità di rischio, rendimenti più alti.
Conviene dunque andare a scegliere i migliori ETF e inserirli nel nostro portafoglio, certi di poter investire in strumenti che sono decisamente migliori per qualunque tipo di strategia sui mercati.
Scegli dunque gli ETF che più fanno al caso tuo: abbiamo a riguardo, se dovessi averne bisogno, anche guide approfondite per ogni categoria e tipo di ETF, con i consigli dei nostri esperti e indicazioni su come muoversi.
Il nostro consiglio è quello di abbandonare immediatamente qualunque tipo di investimento in fondi comuni – vendi le tue quote e reinvesti quanto ottenuto in strumenti che sono decisamente più performanti e meno costosi, strumenti che in qualunque circostanza sono più interessanti e in generale migliori per le nostre strategie.